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DPI: tutte le info sui dispositivi di protezione per garantire sicurezza sul lavoro

In un ambiente di lavoro è fondamentale che tutti i presenti possano svolgere le proprie attività in totale sicurezza. Per garantire ciò, è spesso necessario che essi dispongano dei DPI sicurezza.

In queste righe andremo a vedere cosa sono nello specifico i DPI sicurezza, quanti tipi diversi ne esistono, in quali categorie si suddividono e che differenza c’è tra DPI e DPC, fino a illustrare alcuni dispositivi più adatti per alcuni mestieri particolarmente pericolosi.

Cosa sono i DPI?

Ogni anno in italia si verificano, in media, 640’000 infortuni sul lavoro, di cui circa 1000 con esito mortale (fonte: YouTrend). Va da sé che la sicurezza sul lavoro sia ancora un tema quanto mai attuale, e gli strumenti di protezione una necessità sul quale puntare sempre di più.

Questi strumenti, detti anche DPI, acronimo di dispositivi di protezione individuale, sono creati appositamente per proteggere fisicamente i lavoratori dai pericoli più o meno gravi del proprio ambiente di lavoro.

Gli artt. 74/79 del D.Lgs. 81/2008 definiscono in questo modo i DPI:

“Qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo”.

Il TUSL – Testo unico per la sicurezza sul lavoro – stabilisce che i DPI in ambito lavorativo debbano rispettare le norme previste dal D.Lgs. 475/92, e sue successive modificazione, ovvero:

       essere adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sé un rischio maggiore;

       essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro;

       tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore;

       poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità.

Fornire i DPI rientra negli obblighi del datore di lavoro, mentre è un obbligo dei lavoratori indossarli nel modo corretto e, come vedremo poco più avanti, seguire i corsi di preparazione per i DPI di terza categoria. Il lavoratore non deve sostenere alcun costo per l’acquisto dei dispositivi di protezione.

Secondo gli artt. 28 e 29 D.Lgs. 81/2008, la valutazione deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori e deve contenere l’indicazione delle misure di prevenzione, di protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuali dottati.

La sicurezza sul lavoro è un argomento serio e non va preso sotto gamba. I DPI rappresentano uno degli strumenti in grado di salvare delle vite umane, ma vanno utilizzati nel modo corretto. Contattaci ora per approfondire la tematica o spiegarci le tue esigenze e salva delle vite a partire da oggi.

La marcatura CE

Tutti i DPI devono avere marcatura CE, che attesta la conformità di un prodotto regolamentato nell’Unione europea.

Il marchio dev’essere apposto sul DPI in modo chiaro, leggibile e indelebile. Se ciò non dovesse essere possibile, esso dev’essere perlomeno presente sull’imballaggio o sui documenti di accompagnamento dell’oggetto (come, ad esempio, il libretto d’istruzioni).

I DPI sicurezza, inoltre, devono essere accompagnati da istruzioni e informazioni leggibili contenenti le modalità di impiego, magazzinaggio, manutenzione, pulizia, revisione e disinfezione.

Le tre categorie di DPI

I dispositivi di protezione individuale si dividono in tre categorie, in base al livello di pericolo dal quale proteggono:

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Prima categoria

Sono DPI che proteggono da fenomeni caratterizzati da rischio minimo e danni minimi, come raggi solari, fenomeni atmosferici, urti lievi. Sono autocertificati dal produttore.

In questo insieme troviamo strumenti che proteggono da rischi come:

      lesioni meccaniche superficiali;

      lesioni da prodotti per la pulizia lievi e facilmente reversibili;

      contatto o urti con oggetti caldi fino ai 50°C;

      eventuali fenomeni atmosferici durante l’attività lavorativa;

      urti e vibrazioni lievi ma nocive per gli organi vitali;

      effetto lesivo dei raggi solari;

Seconda categoria

Tutti i DPI che non rientrano nel primo e nel terzo insieme sono racchiusi in questa categoria. Sono legati ad attività con rischio significativo (anche se il D.Lgs. 475/92, e successive modifiche, non chiarisce una definizione di questa categoria). È richiesto un attestato di certificazione di un organismo di controllo autorizzato.

In questo insieme rientrano strumenti come:

      casco per proteggersi da rischi meccanici;

      guanti, anch’essi per proteggersi da rischi meccanici;

      gli indumenti catarifrangenti per segnalare la presenza dei lavoratori in condizioni di scarsa visibilità;

Terza categoria

Questi dispositivi, detti DPI salvavita, proteggono da pericoli che possono causare danni gravi, permanenti o addirittura la morte. Secondo le norme vigenti in ambito di salute e sicurezza sul luogo di lavoro, è previsto un addestramento specifico obbligatorio per poterli utilizzare.

I DPI di questa categoria proteggono da:

      sostanze e miscele pericolose per la salute;

      atmosfere carenti di ossigeno;

      agenti biologici particolarmente nocivi;

      radiazioni ionizzanti;

      ambienti ad alta temperatura aventi effetti comparabili a quelli di una temperatura dell’aria di almeno 100 °C;

      ambienti a bassa temperatura aventi effetti comparabili a quelli di una temperatura dell’aria di – 50 °C o inferiore;

      cadute dall’alto;

      scosse elettriche e lavoro sotto tensione;

      tagli da seghe a catena portatili;

      getti ad alta pressione;

      ferite da proiettile o da coltello;

      rumori particolarmente nocivi;

      annegamento;

Principali esempi di Dispositivi di protezione individuale

Se vi state chiedendo quanti DPI esistono, dovete sapere che, distribuiti nelle tre categorie sopraccitate, ce ne sono tantissimi. Ogni lavoro che potenzialmente espone i dipendenti a dei pericoli dispone della propria lista di dispositivi obbligatori.

Nelle righe che seguono vedremo quelli per la protezione del capo dell’udito e della vista. In seguito passeremo ai DPI anticaduta.

Esempi-di-DPI-dispositivi-di-protezione-individuale

Protezione del capo

Il DPI per la protezione del capo per antonomasia è l’elmetto, che dev’essere controllato e regolato in base alla propria misura prima di essere indossato.       
Come tutti i DPI, deve riportare la marcatura CE.

Gli elmetti possono essere dotati di accessori (come quelli con le cuffie incorporate) e divisi per colore per agevolare il riconoscimento del ruolo svolto in cantiere.

Protezione dell’udito

In questo insieme rientrano cuffie, archetti e inserti auricolari.  
Le cuffie vanno adoperate per livelli di rumore alti, e non devono essere ad uso continuativo.
Gli archetti, anch’essi non destinabili ad uso continuativo, sono invece per livelli di rumore bassi.
Gli inserti auricolari sono adatti a livelli di rumore medio-alti e possono essere anche ad uso continuativo.

In ogni caso, la protezione dell’udito non dev’essere eccessiva e non deve causare l’isolamento del lavoratore.

Protezione degli occhi

In questo gruppo rientrano gli occhiali protettivi e le visiere.       
Entrambi sono solitamente realizzati in policarbonato, un polimero che ne assicura la resistenza e la trasparenza.

Esempi di dispositivi salvavita: i DPI anticaduta

Se vi state chiedendo a quale categoria appartengono i DPI cosiddetti salvavita, come abbiamo visto sopra rientrano tutti nella terza categoria, e alcuni di essi sono detti anche “anticaduta”.

Il DPI anticaduta per eccellenza è l’imbracatura. Si tratta di un indumento composto da un insieme di fasce che avvolgono cosce, fianchi e spalle di chi lo indossa. Grazie ai punti di ancoraggio dorsali (obbligatori) e sternali (facoltativi) permette di evitare la caduta.
Tra un punto di ancoraggio interno all’imbracatura e uno esterno dev’essere applicata una fune o un cordino.
Troviamo poi i connettori: “lucchetti” di metallo arrotondati che permettono di agganciare l’imbracatura alle funi.

Ruolo del Preposto nei confronti dei DPI sicurezza

Il preposto alla sicurezza è quella figura che, all’interno dell’ambiente lavorativo, sovrintende all’attività e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori.

Il Preposto deve assicurarsi del corretto utilizzo dei dispositivi di protezione da parte dei lavoratori, e, in caso di inosservanze persistenti, informare i suoi superiori.    
Inoltre, deve segnalare al datore di lavoro o al dirigente le deficienze degli strumenti.

Le differenze tra DPI e DPC

Abbiamo visto cosa sono i DPI ma, oltre a quelli individuali, esistono anche dei dispositivi di protezione collettiva.      
Come dice il nome stesso, i DPC mirano a garantire l’incolumità non di una singola persona, ma di una collettività.

Per i DPC non esistono direttive di prodotto alla quale far riferimento, per cui, a differenza dei DPI, non hanno marcatura CE e non è prevista alcuna formazione obbligatoria per poterne usufruire.

Esempi di dispositivi di protezione collettiva sono i parapetti, i guardrail e la messa a terra.

Il dispositivo giusto per ogni mestiere

Come detto sopra, ogni lavoro potenzialmente pericoloso dispone di una lista di dispositivi obbligatori. Vediamo quelli da adottare per alcuni mestieri considerati particolarmente pericolosi.

Partiamo dall’officina. Il lavoro in ambito meccatronico è caratterizzato da un’elevata esposizione a rischi e infortuni, pensiamo, ad esempio, con quante sostanze tossiche e materiali meccanici od elettrici un operaio di un’officina entra in contatto quotidianamente.
Per prima cosa, il lavoratore deve disporsi della tuta da meccanico, detta trivalente in quanto ignifuga, antiacido e antistatico.
Poi deve indossare i guanti da lavoro, nel suo caso realizzati appositamente per proteggere anche i polsi. Infine, dovrà disporsi di scarpe per meccanici con certificazione ESD (Electro Static Discharge: scarica elettrostatica).

Chi invece lavora, ad esempio, in un laboratorio chimico, è a sua volta quotidianamente esposto a sostanze tossiche o nocive. In questo caso il lavoratore dovrà munirsi di guanti impermeabili con buona resistenza alle abrasioni, occhiali e visiere protettive e – per la protezione del corpo – camici (anche monouso) o grembiuli.

Per i lavori che prevedono la bonifica di materiali contenenti amianto, invece, occorre indossare tute monouso di carta, di tela plastificata o di tyvek: tutti materiali a scarsa traspirabilità. Possono andar bene anche tute di cotone o altri tessuti a tessitura compatta. Per proteggere le mani servono invece guanti impermeabili con sottoguanti in cotone, mentre per i piedi stivali di gomma o calzature antiscivolo. Importantissimo, in questo caso, proteggere le vie respiratorie con respiratori isolanti o a filtro.

Proteggersi può salvare la vita!

Con queste righe abbiamo voluto illustrare nel dettaglio in cosa consiste un DPI.
Abbiamo visto cosa sono, in quali e quante categorie si suddividono, quali sono gli obblighi dei datori di lavoro, dei lavoratori e dei preposti nei loro confronti, quali sono le differenze tra DPI e DPC e quali dispositivi sono più adatti per alcune professioni più pericolose.

Se dovessero esserci ulteriori dubbi a riguardo, vi invitiamo a contattarci, saremo felici di rispondere alle vostre domande!

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